1. Ciaula la notte lavorava.
2. Perchè conosceva il buio della miniera ma non conosceva quello della notte.
3. Ciàula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo, dal gran conforto, dalla grande dolcezza che sentiva, nell’averla scoperta.
4. L'autore descrive l'ambiente tipico della zolfatara siciliana agli inizi del 900.
5. Il protagonista lavora in una miniera di zolfo in Sicilia ed è un povero.
6. Aspetto fisico: magro, sbilenco, bocca sdentata, orecchie a sventola e occhi da ebete.
Carattere: buono anche se viene descritto come un animale, lavoratore.
Abitudini: se non fosse stato per la stanchezza e per il bisogno del sonno, lavorare anche di notte non sarebbe stato niente, perché laggiù, tanto, era sempre notte lo stesso. Ma questo, per zi’ Scarda.
7. L'interno buio della miniera: pace interiore.
Il buio della notte: paura e sgomento.
La notte illuminata dalla luna: stupore.
La luce del sole: stupore e sbalordimento.
8. Il carico: Ciàula, con la lumierina a olio nella rimboccatura del sacco su la fronte, e schiacciata la nuca sotto il carico, andava su e giù per la lubrica scala sotterranea, erta, a scalini rotti, e su, su, affievolendo a mano a mano, con fiato mòzzo, quel suo crocchiare a ogni scalino, quasi un gemito di strozzato, rivedeva a ogni salita la luce del sole. Dapprima ne rimaneva abbagliato; poi col respiro che traeva nel liberarsi del carico, gli aspetti noti delle cose circostanti gli balzavano davanti; restava, ancora ansimante, a guardarli un poco e, senza che n’avesse chiara coscienza, se ne sentiva confortare.
La stanchezza: si buttava a dormire sul saccone di paglia per terra, come un cane.
La salita: A mano a mano che zi’ Scarda caricava, Ciàula sentiva piegarsi le gambe. Una prese a tremargli convulsamente così forte temendo di non reggere più al peso. Si mosse sotto il carico enorme che richiedeva anche uno sforzo d’equilibrio.
La luna: Grande, placida, come in un fresco luminoso oceano di silenzio, gli stava di faccia la Luna. La Luna, col suo ampio velo di luce, ignara dei monti, dei piani, delle valli che rischiarava, ignara di lui, che pure per lei non aveva più paura, né si sentiva più stanco, nella notte ora piena del suo stupore.
10. Per la'autore c'è possibilità di scampo perchè ognuno è costretto a indossare una maschera.
Le sue lacrime dimostrarono che lui non è un animale come tutti credevano: l’ammirazione per la bellezza della natura e la capacità di commuoversi sono proprie infatti solo degli uomini.
Quando l’uomo riesce a contemplare la natura sollevandosi dalla miseria, il ruolo della natura è quello di farci emozionare davanti alla sua bellezza.
Eccoti, buono studio
2. Perchè conosceva il buio della miniera ma non conosceva quello della notte.
3. Ciàula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo, dal gran conforto, dalla grande dolcezza che sentiva, nell’averla scoperta.
4. L'autore descrive l'ambiente tipico della zolfatara siciliana agli inizi del 900.
5. Il protagonista lavora in una miniera di zolfo in Sicilia ed è un povero.
6. Aspetto fisico: magro, sbilenco, bocca sdentata, orecchie a sventola e occhi da ebete.
Carattere: buono anche se viene descritto come un animale, lavoratore.
Abitudini: se non fosse stato per la stanchezza e per il bisogno del sonno, lavorare anche di notte non sarebbe stato niente, perché laggiù, tanto, era sempre notte lo stesso. Ma questo, per zi’ Scarda.
7. L'interno buio della miniera: pace interiore.
Il buio della notte: paura e sgomento.
La notte illuminata dalla luna: stupore.
La luce del sole: stupore e sbalordimento.
8. Il carico: Ciàula, con la lumierina a olio nella rimboccatura del sacco su la fronte, e schiacciata la nuca sotto il carico, andava su e giù per la lubrica scala sotterranea, erta, a scalini rotti, e su, su, affievolendo a mano a mano, con fiato mòzzo, quel suo crocchiare a ogni scalino, quasi un gemito di strozzato, rivedeva a ogni salita la luce del sole. Dapprima ne rimaneva abbagliato; poi col respiro che traeva nel liberarsi del carico, gli aspetti noti delle cose circostanti gli balzavano davanti; restava, ancora ansimante, a guardarli un poco e, senza che n’avesse chiara coscienza, se ne sentiva confortare.
La stanchezza: si buttava a dormire sul saccone di paglia per terra, come un cane.
La salita: A mano a mano che zi’ Scarda caricava, Ciàula sentiva piegarsi le gambe. Una prese a tremargli convulsamente così forte temendo di non reggere più al peso. Si mosse sotto il carico enorme che richiedeva anche uno sforzo d’equilibrio.
La luna: Grande, placida, come in un fresco luminoso oceano di silenzio, gli stava di faccia la Luna. La Luna, col suo ampio velo di luce, ignara dei monti, dei piani, delle valli che rischiarava, ignara di lui, che pure per lei non aveva più paura, né si sentiva più stanco, nella notte ora piena del suo stupore.
10. Per la'autore c'è possibilità di scampo perchè ognuno è costretto a indossare una maschera.
Le sue lacrime dimostrarono che lui non è un animale come tutti credevano: l’ammirazione per la bellezza della natura e la capacità di commuoversi sono proprie infatti solo degli uomini.
Quando l’uomo riesce a contemplare la natura sollevandosi dalla miseria, il ruolo della natura è quello di farci emozionare davanti alla sua bellezza.
Eccoti, buono studio
