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Napoleone Bonaparte (Ajaccio 1769 - Sant'Elena 1821), imperatore dei francesi col nome di Napoleone I, fu probabilmente il più grande genio militare della storia. Ottenuto il comando delle forze armate della Francia rivoluzionaria, s'impadronì del potere politico come primo console nel 1799 e si proclamò imperatore nel 1804. Nelle guerre di coalizione antifrancesi riportò una serie continua di vittorie che gli consentirono di estendere l'influenza della Francia su gran parte d'Europa. Fu sconfitto definitivamente nel 1814-15.
Primo periodo. Napoleone nacque il 15 agosto 1769 ad Ajaccio, in Corsica, da Carlo e Letizia Ramorino (v. Bonaparte, famiglia). Con l'aiuto di una borsa di studio fattagli ottenere dal padre, frequentò la scuola militare di Brienne (1779-84), dove, in quanto straniero, incontrò un ambiente ostile; pertanto si dedicò completamente agli studi, classificandosi quarantaduesimo su 58 allievi.
Frequentò quindi per un anno l'Accademia militare di Parigi prima di essere nominato sottotenente d'artiglieria (1785). Assegnato alla guarnigione di Valenza, trascorse più della metà dei successivi sette anni in Corsica, spesso senza regolare licenza. Venuto in urto con il nazionalista corso Pasquale Paoli, fu costretto nel 1793 ad abbandonare l'isola per trasferirsi insieme ai suoi familiari a Marsiglia.
Napoleone accolse con entusiasmo l'inizio della Rivoluzione francese (1789); nel settembre 1793 assunse il comando di una brigata d'artiglieria nell'assedio di Tolone, dove i capi dei realisti avevano accolto di buon grado l'arrivo di una flotta britannica e di truppe nemiche. Ricacciati gli inglesi (17 dicembre 1793), fu compensato con la promozione a generale di brigata e nel febbraio 1794 fu designato al comando dell'artiglieria dell'armata d'Italia.
Nel luglio 1794, in seguito alla caduta del capo rivoluzionario Massimiliano Robespierre, Napoleone fu arrestato perché ritenuto giacobino; rilasciato a settembre, ricevette l'incarico di soffocare una rivolta nella Vandea, ma si rifiutò di eseguire l'ordine, iniziando a lavorare nella sezione topografica dell'esercito: fu pertanto radiato dal corpo degli ufficiali (15 settembre 1795).
Il 5 ottobre 1795 (13 vendemmiaio, secondo il calendario rivoluzionario) scoppiava a Parigi una rivolta contro le modalità di attuazione della nuova Costituzione, introdotta dalla Convenzione nazionale. Paul Barras, cui erano stati conferiti i pieni poteri militari, ordinò a Napoleone di difendere la Convenzione, e questi, aiutato dall'artiglieria di Gioacchino Murat, riuscì a soffocare la rivolta nel giro di quattro mesi. Il Direttorio, che costituì il nuovo governo, compensò Napoleone con la nomina (marzo 1796) a comandante dell'esercito. Prima di entrare in servizio, sposò (9 marzo) Giuseppina Beauharnais, vedova trentatreenne di un generale repubblicano ed ex amante di diversi uomini, tra cui Barras.
Campagne d'Italia e d'Egitto. Nel 1796, a marzo inoltrato, Napoleone intraprese una serie di operazioni dirette a sconfiggere separatamente le truppe austro-piemontesi in Italia: riportò una prima vittoria sui piemontesi a Mondovì (21 aprile), costringendoli a una pace separata che prevedeva la cessione della Savoia e di Nizza alla Francia. Quindi, con una serie di brillanti manovre e battaglie, conquistò la Lombardia sottraendola agli austriaci: Mantova, ultimo baluardo, capitolò nel febbraio 1797, dopo un lungo assedio che gli austriaci, con quattro successive spedizioni, avevano tentato invano di sbloccare. Quando Napoleone attraversò le Alpi per avanzare su Vienna, gli austriaci chiesero un armistizio, che fu firmato a Leoben il 18 aprile 1797. Napoleone Bonaparte quindi avviò personalmente le trattative per la pace di Campoformio (17 ottobre 1797), con cui si concludeva la guerra della Prima coalizione, che inaugurava il ciclo delle guerre contro la Francia rivoluzionaria.
Oltre a dirigere le operazioni militari, Napoleone Bonaparte svolse in Italia un'intensa opera politica. Riorganizzò l'Italia settentrionale fondando la Repubblica cisalpina (1797), e negoziò una serie di trattati con diversi principi italiani. S'impadronì, tra l'altro, di preziosi capolavori dell'arte italiana e di una grande quantità di denaro, destinati rispettivamente ad arricchire i musei parigini e a risanare le finanze francesi.
Tornato a Parigi, Napoleone fece pressione perché il Direttorio, in luogo della progettata invasione dell'Inghilterra, approvasse il suo piano per l'occupazione dell'Egitto, nell'intento di minacciare gli interessi coloniali britannici in India. Il 19 maggio 1798 salpò per Alessandria con più di 35.000 uomini a bordo di 350 navi. Dopo le conquiste Malta, il 1° luglio, dopo aver eluso la vigilanza dell'ammiraglio inglese Horatio Nelson, raggiunse l'Egitto. Qui occupò Alessandria e Il Cairo, assicurò l'applicazione della legge islamica e iniziò a riorganizzare il governo. Il 1° agosto, tuttavia, Nelson attaccò e distrusse la flotta francese nella baia di Abukir. Tagliato fuori dalla Francia, Napoleone continuò la riorganizzazione amministrativa del paese e contribuì alla creazione dell'Istituto d'Egitto, un'associazione culturale che intraprese lo studio metodico dell'antica civiltà egizia. I risultati di tali ricerche furono raccolti nella monumentale Descrizione dell'Egitto (18 voll., 1808-25).
Nel febbraio 1799 Napoleone apprese che l'impero ottomano aveva dichiarato guerra alla Francia: per prevenire un attacco turco contro l'Egitto, invase la Siria, ma a San Giovanni d'Acri le truppe turche, al comando di un ufficiale britannico, arrestarono la sua avanzata. A giugno, colpito dalla peste, l'esercito francese ritornò al Cairo; contemporaneamente le armate francesi in Europa subivano una clamorosa sconfitta da parte delle truppe della Seconda coalizione. Napoleone, pertanto, decise di tornare in Francia: salpò il 24 agosto 1799.
Primo console. Al suo rientro a Parigi (14 ottobre) Napoleone si unì a Emmanuel Sieyès nella congiura per rovesciare il Direttorio. Il 9 novembre (18 brumaio) fu designato al comando della guarnigione di Parigi, mentre le assemblee legislative venivano trasferite da Parigi a Saint Cloud e i cinque membri del Direttorio rassegnavano le dimissioni. L'anno dopo Napoleone, con l'aiuto del fratello Luciano, ricorse a un intervento armato per disperdere le assemblee e accettò la nomina a console insieme a Sieyès e a Pierre Roger Ducos.
Contrariamente alle aspettative di Sieyès, che aspirava ad assumere la direzione del Consolato, Napoleone ottenne la carica di primo console. Tra i suoi poteri rientrava quello di nominare i membri del consiglio di Stato, i funzionari governativi e i magistrati, mentre minore era il controllo sulla formazione dei corpi legislativi. Il Consolato mirava a garantire il rispetto della legge e dell'ordine, nonché il mantenimento delle conquiste politiche e sociali della Rivoluzione; dietro apparenze democratiche, tuttavia, Napoleone instaurò di fatto una dittatura.
Gli anni del Consolato, più di ogni altro periodo della storia francese, furono caratterizzati da un'intensa attività nel campo legislativo, mentre in ogni ramo dell'amministrazione regnavano la stabilità e l'ordine. Napoleone centralizzò l'amministrazione locale, nominando i prefetti, i sindaci e i consigli che li assistevano; ristabilì la pace nelle regioni ribelli della Francia e si conciliò i realisti; prese parte attiva alla stesura del Codice napoleonico, una raccolta organica delle leggi civili; avviò con Pio VII le trattative per il Concordato (1801), che ristabiliva in Francia il culto cattolico; e creò (1802) l'ordine della Legion d'Onore per premiare quanti si erano distinti nei servizi civili e militari. Consolidò inoltre il debito nazionale, ripristinò il valore dei titoli del debito pubblico, portò il bilancio in pareggio, fondò la Banca di Francia e centralizzò un sistema di riscossione delle imposte basato su criteri di equità; creò la Società per l'espansione dell'industria nazionale e adottò vasti programmi di opere pubbliche. Con la fondazione dell'Université de France - sostanzialmente un'organizzazione pubblica per l'abilitazione all'insegnamento - innalzò il livello generale dell'istruzione, sempre sotto il controllo centralizzato dello Stato. L'ampliamento del Louvre, la trasformazione dell'Hotel Soubise in Archivio nazionale e la costruzione di edifici neoclassici nei dintorni di Parigi rifletterono il suo proposito di conferire alla Francia un ostentato prestigio culturale. A queste realizzazioni all'interno del paese si accompagnò la riaffermazione dell'egemonia francese in Europa. Nel giugno 1800 Napoleone sconfisse nuovamente gli austriaci a Marengo. La pace con l'Austria fu conclusa a Lunéville (9 febbraio 1801); l'anno dopo la pace di Amiens (27 marzo 1802) poneva fine alla guerra con la Gran Bretagna. In segno di riconoscenza per i successi riportati, il 2 agosto 1802 un plebiscito proclamava Napoleone console a vita.
Ristabilita la pace, Napoleone estese l'influenza francese sull'Olanda (Repubblica batava), la Svizzera (Repubblica elvetica) e il Piemonte, che fu annesso alla Francia; svolse un ruolo di primo piano nella Tregua imperiale (1803), con cui furono unificati gli stati minori e le città libere del Sacro romano impero; e tentò di estendere l'impero coloniale francese, soprattutto con la riconquista di Haiti (v. Louisiana, acquisto della). Questa politica espansionistica e il rifiuto di fare delle concessioni commerciali alla Gran Bretagna finirono per provocare la ripresa delle ostilità nel 1803.
Napoleone organizzò un esercito di 170.000 uomini per invadere la Gran Bretagna, ma non riuscì ad allontanare la flotta britannica dall'Inghilterra. Nel frattempo anche l'Austria si preparava a riaprire le ostilità, costringendolo pertanto ad abbandonare i suoi progetti di invasione, che si rivelarono del tutto vani quando, il 21 ottobre 1805, l'ammiraglio inglese Nelson distrusse gran parte della flotta franco-ispanica nella battaglia di Trafalgar.
Napoleone Bonaparte Imperatore. Nel febbraio 1804 una congiura ordita per assassinare Napoleone e finanziata dalla Gran Bretagna fu scoperta dall'ex ministro di polizia Joseph Fouché (che in compenso fu reintegrato nella carica): dei capi della congiura, Jean Charles Pichegru morì in prigione, Jean Victor Moreau abbandonò il paese e Georges Cadoudal fu giustiziato. Altra vittima fu il duca d'Enghien, un principe Borbone-Condé rapito nello Stato tedesco del Baden e giustiziato in Francia.
Sulla scia di questi eventi, che riaccesero l'ostilità dei realisti, il Senato richiese a Napoleone di fondare una dinastia ereditaria. Il 2 dicembre 1804, in una solenne cerimonia presieduta da papa Pio VII, Napoleone si autoincoronò imperatore; creò inoltre una corte nobiliare, di cui entrarono a far parte molti dei suoi statisti e generali, come anche numerosi ex realisti. Nella convinzione che i legami familiari fossero più stabili dei trattati, in pochi anni Napoleone assegnò ai membri della sua famiglia i troni di diversi stati satelliti - Napoli, Olanda, Vestfalia e Spagna - e, attraverso un'abile politica matrimoniale, s'imparentò con alcune delle più prestigiose famiglie europee.
Per ragioni dinastiche, nel 1809 Napoleone divorziò da Giuseppina, dalla quale non aveva avuto figli, e passò a nuove nozze (2 aprile 1810) con Maria Luisa, figlia dell'imperatore austriaco Francesco I: dopo un anno nasceva un figlio, cui veniva conferito il titolo di re di Roma.
Nel 1805 la Gran Bretagna organizzò la Terza coalizione contro la Francia, ma la nuova Grande armata di Napoleone avanzò rapidamente in Austria attraverso la Germania, annientando le truppe austriache e quelle russe a Ulm e ad Austerlitz. L'Austria firmò la pace di Presburgo (26 dicembre 1805), con cui Venezia e la Dalmazia venivano annesse al regno d'Italia, e nel 1806 Napoleone fondò la Confederazione del Reno, raggruppandovi gli stati germanici sotto il protettorato francese: poco tempo dopo veniva formalmente sciolto il Sacro romano impero. Verso la fine del 1806 la Prussia contribuì a organizzare la Quarta coalizione antifrancese, le cui forze furono però annientate nella battaglia di Jena-Auerstädt (ottobre 1806); sconfitti poi i russi a Eylau (8 febbraio 1807) e a Friedland (14 giugno 1807), Napoleone costrinse gli alleati a firmare la pace di Tilsit (7-9 luglio 1807), che portò alla creazione del granducato di Varsavia e del regno di Vestfalia.
Estesa la propria influenza sull'Europa continentale, Napoleone, nel tentativo di piegare l'Inghilterra che gli opponeva una tenace resistenza, finì per commettere uno dei suoi più gravi errori. Al fine di indebolire l'economia britannica, impose il Blocco continentale, che prevedeva la chiusura di tutti i mercati europei al commercio inglese. Il Portogallo rifiutò di aderire al Blocco, provocando in tal modo l'intervento della Francia nella penisola Iberica e il suo coinvolgimento nella guerra peninsulare (v. napoleoniche, guerre). Nel frattempo, l'Austria diede inizio alla guerra della Quinta coalizione: una serie di violente battaglie si concluse con la decisiva vittoria francese (5-6 luglio 1809) a Wagram e, con il trattato di pace di Schönbrunn (14 ottobre 1809), l'Austria perse l'Illiria e la Galizia.
Benché la sua posizione nella penisola Iberica si andasse indebolendo, Napoleone il 23-24 giugno 1812 invase la Russia, principalmente a causa del reiterato rifiuto di questo paese di aderire al Blocco continentale. Attirato sempre più all'interno dalle truppe russe, l'esercito francese riportò una grande vittoria a Borodino il 7 settembre 1812 e, una settimana dopo, raggiunse Mosca. Qui Napoleone attese invano la resa dello zar Alessandro I, mentre i russi incendiavano la città. Sotto i colpi del rinforzato esercito russo e con l'inverno ormai alle porte, a ottobre l'armata francese iniziò la ritirata. Nonostante i gravi disagi patiti dalle sue truppe, il clima particolarmente rigido e il continuo inseguimento del nemico, Napoleone riuscì a tenere riunita la parte principale del suo esercito e a sottrarsi all'accerchiamento russo. Attraversato il fiume Beresina, lasciò le sue truppe, ormai ridotte agli estremi, per rientrare precipitosamente a Parigi, avendo avuto notizia del fallito colpo di Stato del folle generale Claude Malet.
Dopo la disastrosa campagna di Russia, i prussiani ruppero la loro alleanza con la Francia e, nel 1813, si formò la Sesta coalizione tra Prussia, Russia, Gran Bretagna e Svezia (governata da Bernadotte, ex generale al servizio di Napoleone e futuro re Carlo XIV). Organizzata una nuova armata, Napoleone sconfisse gli alleati a Lützen (2 maggio) e a Bautzen (20-21 maggio), ma, dopo un breve armistizio, le ostilità furono riprese ad agosto, quando l'Austria aderì alla coalizione. Nonostante la vittoria riportata a Dresda (26-27 agosto), i francesi, nettamente inferiori come numero, furono sconfitti nella Battaglia delle nazioni, che si svolse a Lipsia tra il 16 e il 19 ottobre. Ritiratosi oltre il Reno, Napoleone rifiutò ogni minima cessione territoriale, nel timore che ciò gli avrebbe comportato la perdita della corona imperiale. Nel 1814 la Francia fu invasa, e ancora una volta Napoleone diede prova del suo genio militare sconfiggendo separatamente gli eserciti avversari che avanzavano su Parigi. Di fronte alla superiorità numerica del nemico, che sembrava vanificare la speranza di una vittoria decisiva, tentò di avviare delle trattative, ma gli alleati continuarono ad avanzare, impadronendosi di Parigi il 31 marzo.
I Cento giorni. Il 6 aprile Napoleone rinunciò alla corona in favore del figlio, ma di fronte al rifiuto opposto dagli alleati, l'11 aprile abdicò senza condizioni. Fu quindi esiliato nell'isola d'Elba dove, investito di poteri sovrani, attuò una serie di riforme amministrative, economiche e politiche.
Consapevole del diffuso malcontento suscitato in Francia dalla restaurazione borbonica, decise di tornare in patria nel 1815, e sbarcato a Cannes il 1° marzo, marciò trionfalmente su Parigi, tra l'entusiasmo delle folle che salutavano il suo ritorno come quello di un eroe. Il re Luigi XVIII abbandonò il paese, mentre Napoleone il 20 marzo occupava Parigi, inaugurando il cosiddetto periodo dei Cento giorni. Benché avesse dichiarato intenzioni pacifiche, le potenze alleate, riunite a Vienna (v. Vienna, congresso di), si affrettarono a iniziare i preparativi di guerra. Prima che la Russia e l'Austria riuscissero ad attuare un massiccio intervento in Francia, Napoleone decise di affrontare e sconfiggere separatamente le truppe prussiane e quelle anglo-olandesi sul territorio corrispondente all'odierno Belgio. Conseguite in un primo tempo diverse vittorie, fu infine sconfitto dal duca di Wellington e da Gebhard von Blücher a Waterloo (18 giugno 1815).
Tornato a Parigi, abdicò per la seconda volta il 23 giugno; rifugiatosi ad Aix, si arrese al capitano della nave da guerra inglese Bellerophon e fu quindi confinato nell'isola di Sant'Elena. Qui, assistito dal suo segretario e da pochi fedeli amici, dettò le sue memorie: la morte di Napoleone Bonaparte avvenne il 5 maggio 1821.
Nei successivi decenni in cui la Francia fu teatro di gravi disordini politici, si assistette a una mitizzazione delle gesta napoleoniche da parte dei suoi sostenitori. Ciò favorì l'ascesa al potere del nipote, che nel 1852 fondò il Secondo impero col titolo di Napoleone III. Prescindendo dall'alone mitico che ne ha circondato la figura, è innegabile che Napoleone I fosse un grande genio militare. La sua ambiziosa politica egemonica in Europa causò alla Francia la perdita di centinaia di migliaia di vite umane, ma ebbe anche il merito di introdurre nel paese molte istituzioni che sono tuttora alla base della democrazia francese. La sua tomba, a Les Invalides, a Parigi, è monumento nazionale. Le conquiste di Napoleone sono celebri in tutto il mondo e il suo ruolo fu molto importante per la storia della Francia.
Napoleone Bonaparte (Ajaccio 1769 - Sant'Elena 1821), imperatore dei francesi col nome di Napoleone I, fu probabilmente il più grande genio militare della storia. Ottenuto il comando delle forze armate della Francia rivoluzionaria, s'impadronì del potere politico come primo console nel 1799 e si proclamò imperatore nel 1804. Nelle guerre di coalizione antifrancesi riportò una serie continua di vittorie che gli consentirono di estendere l'influenza della Francia su gran parte d'Europa. Fu sconfitto definitivamente nel 1814-15.
Primo periodo. Napoleone nacque il 15 agosto 1769 ad Ajaccio, in Corsica, da Carlo e Letizia Ramorino (v. Bonaparte, famiglia). Con l'aiuto di una borsa di studio fattagli ottenere dal padre, frequentò la scuola militare di Brienne (1779-84), dove, in quanto straniero, incontrò un ambiente ostile; pertanto si dedicò completamente agli studi, classificandosi quarantaduesimo su 58 allievi.
Frequentò quindi per un anno l'Accademia militare di Parigi prima di essere nominato sottotenente d'artiglieria (1785). Assegnato alla guarnigione di Valenza, trascorse più della metà dei successivi sette anni in Corsica, spesso senza regolare licenza. Venuto in urto con il nazionalista corso Pasquale Paoli, fu costretto nel 1793 ad abbandonare l'isola per trasferirsi insieme ai suoi familiari a Marsiglia.
Napoleone accolse con entusiasmo l'inizio della Rivoluzione francese (1789); nel settembre 1793 assunse il comando di una brigata d'artiglieria nell'assedio di Tolone, dove i capi dei realisti avevano accolto di buon grado l'arrivo di una flotta britannica e di truppe nemiche. Ricacciati gli inglesi (17 dicembre 1793), fu compensato con la promozione a generale di brigata e nel febbraio 1794 fu designato al comando dell'artiglieria dell'armata d'Italia.
Nel luglio 1794, in seguito alla caduta del capo rivoluzionario Massimiliano Robespierre, Napoleone fu arrestato perché ritenuto giacobino; rilasciato a settembre, ricevette l'incarico di soffocare una rivolta nella Vandea, ma si rifiutò di eseguire l'ordine, iniziando a lavorare nella sezione topografica dell'esercito: fu pertanto radiato dal corpo degli ufficiali (15 settembre 1795).
Il 5 ottobre 1795 (13 vendemmiaio, secondo il calendario rivoluzionario) scoppiava a Parigi una rivolta contro le modalità di attuazione della nuova Costituzione, introdotta dalla Convenzione nazionale. Paul Barras, cui erano stati conferiti i pieni poteri militari, ordinò a Napoleone di difendere la Convenzione, e questi, aiutato dall'artiglieria di Gioacchino Murat, riuscì a soffocare la rivolta nel giro di quattro mesi. Il Direttorio, che costituì il nuovo governo, compensò Napoleone con la nomina (marzo 1796) a comandante dell'esercito. Prima di entrare in servizio, sposò (9 marzo) Giuseppina Beauharnais, vedova trentatreenne di un generale repubblicano ed ex amante di diversi uomini, tra cui Barras.
Campagne d'Italia e d'Egitto. Nel 1796, a marzo inoltrato, Napoleone intraprese una serie di operazioni dirette a sconfiggere separatamente le truppe austro-piemontesi in Italia: riportò una prima vittoria sui piemontesi a Mondovì (21 aprile), costringendoli a una pace separata che prevedeva la cessione della Savoia e di Nizza alla Francia. Quindi, con una serie di brillanti manovre e battaglie, conquistò la Lombardia sottraendola agli austriaci: Mantova, ultimo baluardo, capitolò nel febbraio 1797, dopo un lungo assedio che gli austriaci, con quattro successive spedizioni, avevano tentato invano di sbloccare. Quando Napoleone attraversò le Alpi per avanzare su Vienna, gli austriaci chiesero un armistizio, che fu firmato a Leoben il 18 aprile 1797. Napoleone Bonaparte quindi avviò personalmente le trattative per la pace di Campoformio (17 ottobre 1797), con cui si concludeva la guerra della Prima coalizione, che inaugurava il ciclo delle guerre contro la Francia rivoluzionaria.
Oltre a dirigere le operazioni militari, Napoleone Bonaparte svolse in Italia un'intensa opera politica. Riorganizzò l'Italia settentrionale fondando la Repubblica cisalpina (1797), e negoziò una serie di trattati con diversi principi italiani. S'impadronì, tra l'altro, di preziosi capolavori dell'arte italiana e di una grande quantità di denaro, destinati rispettivamente ad arricchire i musei parigini e a risanare le finanze francesi.
Tornato a Parigi, Napoleone fece pressione perché il Direttorio, in luogo della progettata invasione dell'Inghilterra, approvasse il suo piano per l'occupazione dell'Egitto, nell'intento di minacciare gli interessi coloniali britannici in India. Il 19 maggio 1798 salpò per Alessandria con più di 35.000 uomini a bordo di 350 navi. Dopo le conquiste Malta, il 1° luglio, dopo aver eluso la vigilanza dell'ammiraglio inglese Horatio Nelson, raggiunse l'Egitto. Qui occupò Alessandria e Il Cairo, assicurò l'applicazione della legge islamica e iniziò a riorganizzare il governo. Il 1° agosto, tuttavia, Nelson attaccò e distrusse la flotta francese nella baia di Abukir. Tagliato fuori dalla Francia, Napoleone continuò la riorganizzazione amministrativa del paese e contribuì alla creazione dell'Istituto d'Egitto, un'associazione culturale che intraprese lo studio metodico dell'antica civiltà egizia. I risultati di tali ricerche furono raccolti nella monumentale Descrizione dell'Egitto (18 voll., 1808-25).
Nel febbraio 1799 Napoleone apprese che l'impero ottomano aveva dichiarato guerra alla Francia: per prevenire un attacco turco contro l'Egitto, invase la Siria, ma a San Giovanni d'Acri le truppe turche, al comando di un ufficiale britannico, arrestarono la sua avanzata. A giugno, colpito dalla peste, l'esercito francese ritornò al Cairo; contemporaneamente le armate francesi in Europa subivano una clamorosa sconfitta da parte delle truppe della Seconda coalizione. Napoleone, pertanto, decise di tornare in Francia: salpò il 24 agosto 1799.
Primo console. Al suo rientro a Parigi (14 ottobre) Napoleone si unì a Emmanuel Sieyès nella congiura per rovesciare il Direttorio. Il 9 novembre (18 brumaio) fu designato al comando della guarnigione di Parigi, mentre le assemblee legislative venivano trasferite da Parigi a Saint Cloud e i cinque membri del Direttorio rassegnavano le dimissioni. L'anno dopo Napoleone, con l'aiuto del fratello Luciano, ricorse a un intervento armato per disperdere le assemblee e accettò la nomina a console insieme a Sieyès e a Pierre Roger Ducos.
Contrariamente alle aspettative di Sieyès, che aspirava ad assumere la direzione del Consolato, Napoleone ottenne la carica di primo console. Tra i suoi poteri rientrava quello di nominare i membri del consiglio di Stato, i funzionari governativi e i magistrati, mentre minore era il controllo sulla formazione dei corpi legislativi. Il Consolato mirava a garantire il rispetto della legge e dell'ordine, nonché il mantenimento delle conquiste politiche e sociali della Rivoluzione; dietro apparenze democratiche, tuttavia, Napoleone instaurò di fatto una dittatura.
Gli anni del Consolato, più di ogni altro periodo della storia francese, furono caratterizzati da un'intensa attività nel campo legislativo, mentre in ogni ramo dell'amministrazione regnavano la stabilità e l'ordine. Napoleone centralizzò l'amministrazione locale, nominando i prefetti, i sindaci e i consigli che li assistevano; ristabilì la pace nelle regioni ribelli della Francia e si conciliò i realisti; prese parte attiva alla stesura del Codice napoleonico, una raccolta organica delle leggi civili; avviò con Pio VII le trattative per il Concordato (1801), che ristabiliva in Francia il culto cattolico; e creò (1802) l'ordine della Legion d'Onore per premiare quanti si erano distinti nei servizi civili e militari. Consolidò inoltre il debito nazionale, ripristinò il valore dei titoli del debito pubblico, portò il bilancio in pareggio, fondò la Banca di Francia e centralizzò un sistema di riscossione delle imposte basato su criteri di equità; creò la Società per l'espansione dell'industria nazionale e adottò vasti programmi di opere pubbliche. Con la fondazione dell'Université de France - sostanzialmente un'organizzazione pubblica per l'abilitazione all'insegnamento - innalzò il livello generale dell'istruzione, sempre sotto il controllo centralizzato dello Stato. L'ampliamento del Louvre, la trasformazione dell'Hotel Soubise in Archivio nazionale e la costruzione di edifici neoclassici nei dintorni di Parigi rifletterono il suo proposito di conferire alla Francia un ostentato prestigio culturale. A queste realizzazioni all'interno del paese si accompagnò la riaffermazione dell'egemonia francese in Europa. Nel giugno 1800 Napoleone sconfisse nuovamente gli austriaci a Marengo. La pace con l'Austria fu conclusa a Lunéville (9 febbraio 1801); l'anno dopo la pace di Amiens (27 marzo 1802) poneva fine alla guerra con la Gran Bretagna. In segno di riconoscenza per i successi riportati, il 2 agosto 1802 un plebiscito proclamava Napoleone console a vita.
Ristabilita la pace, Napoleone estese l'influenza francese sull'Olanda (Repubblica batava), la Svizzera (Repubblica elvetica) e il Piemonte, che fu annesso alla Francia; svolse un ruolo di primo piano nella Tregua imperiale (1803), con cui furono unificati gli stati minori e le città libere del Sacro romano impero; e tentò di estendere l'impero coloniale francese, soprattutto con la riconquista di Haiti (v. Louisiana, acquisto della). Questa politica espansionistica e il rifiuto di fare delle concessioni commerciali alla Gran Bretagna finirono per provocare la ripresa delle ostilità nel 1803.
Napoleone organizzò un esercito di 170.000 uomini per invadere la Gran Bretagna, ma non riuscì ad allontanare la flotta britannica dall'Inghilterra. Nel frattempo anche l'Austria si preparava a riaprire le ostilità, costringendolo pertanto ad abbandonare i suoi progetti di invasione, che si rivelarono del tutto vani quando, il 21 ottobre 1805, l'ammiraglio inglese Nelson distrusse gran parte della flotta franco-ispanica nella battaglia di Trafalgar.
Napoleone Bonaparte Imperatore. Nel febbraio 1804 una congiura ordita per assassinare Napoleone e finanziata dalla Gran Bretagna fu scoperta dall'ex ministro di polizia Joseph Fouché (che in compenso fu reintegrato nella carica): dei capi della congiura, Jean Charles Pichegru morì in prigione, Jean Victor Moreau abbandonò il paese e Georges Cadoudal fu giustiziato. Altra vittima fu il duca d'Enghien, un principe Borbone-Condé rapito nello Stato tedesco del Baden e giustiziato in Francia.
Sulla scia di questi eventi, che riaccesero l'ostilità dei realisti, il Senato richiese a Napoleone di fondare una dinastia ereditaria. Il 2 dicembre 1804, in una solenne cerimonia presieduta da papa Pio VII, Napoleone si autoincoronò imperatore; creò inoltre una corte nobiliare, di cui entrarono a far parte molti dei suoi statisti e generali, come anche numerosi ex realisti. Nella convinzione che i legami familiari fossero più stabili dei trattati, in pochi anni Napoleone assegnò ai membri della sua famiglia i troni di diversi stati satelliti - Napoli, Olanda, Vestfalia e Spagna - e, attraverso un'abile politica matrimoniale, s'imparentò con alcune delle più prestigiose famiglie europee.
Per ragioni dinastiche, nel 1809 Napoleone divorziò da Giuseppina, dalla quale non aveva avuto figli, e passò a nuove nozze (2 aprile 1810) con Maria Luisa, figlia dell'imperatore austriaco Francesco I: dopo un anno nasceva un figlio, cui veniva conferito il titolo di re di Roma.
Nel 1805 la Gran Bretagna organizzò la Terza coalizione contro la Francia, ma la nuova Grande armata di Napoleone avanzò rapidamente in Austria attraverso la Germania, annientando le truppe austriache e quelle russe a Ulm e ad Austerlitz. L'Austria firmò la pace di Presburgo (26 dicembre 1805), con cui Venezia e la Dalmazia venivano annesse al regno d'Italia, e nel 1806 Napoleone fondò la Confederazione del Reno, raggruppandovi gli stati germanici sotto il protettorato francese: poco tempo dopo veniva formalmente sciolto il Sacro romano impero. Verso la fine del 1806 la Prussia contribuì a organizzare la Quarta coalizione antifrancese, le cui forze furono però annientate nella battaglia di Jena-Auerstädt (ottobre 1806); sconfitti poi i russi a Eylau (8 febbraio 1807) e a Friedland (14 giugno 1807), Napoleone costrinse gli alleati a firmare la pace di Tilsit (7-9 luglio 1807), che portò alla creazione del granducato di Varsavia e del regno di Vestfalia.
Estesa la propria influenza sull'Europa continentale, Napoleone, nel tentativo di piegare l'Inghilterra che gli opponeva una tenace resistenza, finì per commettere uno dei suoi più gravi errori. Al fine di indebolire l'economia britannica, impose il Blocco continentale, che prevedeva la chiusura di tutti i mercati europei al commercio inglese. Il Portogallo rifiutò di aderire al Blocco, provocando in tal modo l'intervento della Francia nella penisola Iberica e il suo coinvolgimento nella guerra peninsulare (v. napoleoniche, guerre). Nel frattempo, l'Austria diede inizio alla guerra della Quinta coalizione: una serie di violente battaglie si concluse con la decisiva vittoria francese (5-6 luglio 1809) a Wagram e, con il trattato di pace di Schönbrunn (14 ottobre 1809), l'Austria perse l'Illiria e la Galizia.
Benché la sua posizione nella penisola Iberica si andasse indebolendo, Napoleone il 23-24 giugno 1812 invase la Russia, principalmente a causa del reiterato rifiuto di questo paese di aderire al Blocco continentale. Attirato sempre più all'interno dalle truppe russe, l'esercito francese riportò una grande vittoria a Borodino il 7 settembre 1812 e, una settimana dopo, raggiunse Mosca. Qui Napoleone attese invano la resa dello zar Alessandro I, mentre i russi incendiavano la città. Sotto i colpi del rinforzato esercito russo e con l'inverno ormai alle porte, a ottobre l'armata francese iniziò la ritirata. Nonostante i gravi disagi patiti dalle sue truppe, il clima particolarmente rigido e il continuo inseguimento del nemico, Napoleone riuscì a tenere riunita la parte principale del suo esercito e a sottrarsi all'accerchiamento russo. Attraversato il fiume Beresina, lasciò le sue truppe, ormai ridotte agli estremi, per rientrare precipitosamente a Parigi, avendo avuto notizia del fallito colpo di Stato del folle generale Claude Malet.
Dopo la disastrosa campagna di Russia, i prussiani ruppero la loro alleanza con la Francia e, nel 1813, si formò la Sesta coalizione tra Prussia, Russia, Gran Bretagna e Svezia (governata da Bernadotte, ex generale al servizio di Napoleone e futuro re Carlo XIV). Organizzata una nuova armata, Napoleone sconfisse gli alleati a Lützen (2 maggio) e a Bautzen (20-21 maggio), ma, dopo un breve armistizio, le ostilità furono riprese ad agosto, quando l'Austria aderì alla coalizione. Nonostante la vittoria riportata a Dresda (26-27 agosto), i francesi, nettamente inferiori come numero, furono sconfitti nella Battaglia delle nazioni, che si svolse a Lipsia tra il 16 e il 19 ottobre. Ritiratosi oltre il Reno, Napoleone rifiutò ogni minima cessione territoriale, nel timore che ciò gli avrebbe comportato la perdita della corona imperiale. Nel 1814 la Francia fu invasa, e ancora una volta Napoleone diede prova del suo genio militare sconfiggendo separatamente gli eserciti avversari che avanzavano su Parigi. Di fronte alla superiorità numerica del nemico, che sembrava vanificare la speranza di una vittoria decisiva, tentò di avviare delle trattative, ma gli alleati continuarono ad avanzare, impadronendosi di Parigi il 31 marzo.
I Cento giorni. Il 6 aprile Napoleone rinunciò alla corona in favore del figlio, ma di fronte al rifiuto opposto dagli alleati, l'11 aprile abdicò senza condizioni. Fu quindi esiliato nell'isola d'Elba dove, investito di poteri sovrani, attuò una serie di riforme amministrative, economiche e politiche.
Consapevole del diffuso malcontento suscitato in Francia dalla restaurazione borbonica, decise di tornare in patria nel 1815, e sbarcato a Cannes il 1° marzo, marciò trionfalmente su Parigi, tra l'entusiasmo delle folle che salutavano il suo ritorno come quello di un eroe. Il re Luigi XVIII abbandonò il paese, mentre Napoleone il 20 marzo occupava Parigi, inaugurando il cosiddetto periodo dei Cento giorni. Benché avesse dichiarato intenzioni pacifiche, le potenze alleate, riunite a Vienna (v. Vienna, congresso di), si affrettarono a iniziare i preparativi di guerra. Prima che la Russia e l'Austria riuscissero ad attuare un massiccio intervento in Francia, Napoleone decise di affrontare e sconfiggere separatamente le truppe prussiane e quelle anglo-olandesi sul territorio corrispondente all'odierno Belgio. Conseguite in un primo tempo diverse vittorie, fu infine sconfitto dal duca di Wellington e da Gebhard von Blücher a Waterloo (18 giugno 1815).
Tornato a Parigi, abdicò per la seconda volta il 23 giugno; rifugiatosi ad Aix, si arrese al capitano della nave da guerra inglese Bellerophon e fu quindi confinato nell'isola di Sant'Elena. Qui, assistito dal suo segretario e da pochi fedeli amici, dettò le sue memorie: la morte di Napoleone Bonaparte avvenne il 5 maggio 1821.
Nei successivi decenni in cui la Francia fu teatro di gravi disordini politici, si assistette a una mitizzazione delle gesta napoleoniche da parte dei suoi sostenitori. Ciò favorì l'ascesa al potere del nipote, che nel 1852 fondò il Secondo impero col titolo di Napoleone III. Prescindendo dall'alone mitico che ne ha circondato la figura, è innegabile che Napoleone I fosse un grande genio militare. La sua ambiziosa politica egemonica in Europa causò alla Francia la perdita di centinaia di migliaia di vite umane, ma ebbe anche il merito di introdurre nel paese molte istituzioni che sono tuttora alla base della democrazia francese. La sua tomba, a Les Invalides, a Parigi, è monumento nazionale. Le conquiste di Napoleone sono celebri in tutto il mondo e il suo ruolo fu molto importante per la storia della Francia.